martedì 26 febbraio 2013

Van der, Torino, La conoscete?



Una delle Gallerie di marzo


VAN DER Gallery
Via Giulia di Barolo 13/c 
mail: vandergallery@hotmail.com
tel:  333 5205386


http://vandergallery.blogspot.it/

lunedì 25 febbraio 2013

Vanchiglia secondo Wikipedia




Borgo Vanchiglia (in piemontese Borgh Vanchija) è uno dei quartieri storici di Torino, situato tra il quartiere centro e la confluenza dei fiumi Po e Dora Riparia, appartenente alla VII circoscrizione.
È delimitato:
  • a nord dal fiume Dora Riparia (LungoDora Siena)
  • a est dal fiume Po (lungoPo Antonelli)
  • a sud da Corso San Maurizio
  • a ovest da Corso San Maurizio - confluenza in Corso Regina Margerita
Generalmente (ed amministrativamente) si associa anche la zona Vanchiglietta, una lingua di terra tra il Po e la Dora, di urbanizzazione più recente e notevolmente più vasta. Questa si estende a nord-est del territorio di Vanchiglia, da corso Regina Margherita lungo il corso dei due fiumi fino al loro punto di congiungimento in località detta Colletta; Vanchiglietta comprende infatti Parco Colletta e Parco Crescenzio, la Stazione Merci Vanchiglia, più altre vaste aree, come il recente campus universitario(ex Italgas).

Tutto il quartiere Vanchiglia, comprendente Borgo Vanchiglia e Vanchiglietta, ha una superficie di 9,630 km² e, in base ai dati demografici del 2006, conta circa 32.300 abitanti (14.200 Vanchiglia, 18.100 Vanchiglietta), di cui circa 2.900 stranieri. I dati del1981 riportavano però 42.300 abitanti, ma questo calo impressionante dei dati non deve però trarre in inganno; la trasformazione del quartiere da popolare a quartiere di prestigio ha certamente aumentato i vani non destinati all'abitazione, tuttavia è soprattutto la vicinanza dell'università ad aver aumentato enormemente il numero delle case affittate a studenti fuori sede. Questi, pur abitando la maggior parte del proprio tempo in zona, non risultano nei dati anagrafici relativi alla popolazione residente.

Durante il Medioevo, questa zona si trovava al di fuori delle cinta murarie della cittadella, a pochi passi dalle porte romane decumana eFibellona [1] (l'attuale Piazza Castello); l'urbe terminava immediatamente al di là dei Giardini Reali voluti da Emanuele Filiberto I di Savoia nel XV secolo, attraverso un bastione militare il cui nome, d'origine incerta ma intuibile, fu chiamato Contrada del Cannon d'oro (zona di Via Montebello); quest'area rimase fortificata fino all'arrivo di Napoleone Bonaparte all'inizio dell'Ottocento, che fece abbattere il bastione, rendendo quindi il terreno più instabile e dando successivi problemi alla futura costruzione della Mole Antonelliana, attuale simbolo di Torino). Parimenti, tale Contrada inglobò successivamente anche l'altra più adiacente al Palazzo Reale (XVII secolo), e parallela alla via di Po (la attuale e celebre Via Po), e chiamato Contrada della Posta o Contrada dell'Ippodromo (attuale inizio di Via Rossini e Via Verdi), poiché vi erano le regie scuderie ippiche, costruite tra il XVII e XVIII secolo, spesso utilizzate per il trasferimento di merci e comunicazioni, oggi rivalutate nei due edifici denominati, appunto, Cavallerizza Reale [2]. Tuttavia, tutte queste Contrade furono poi unificate nell' unico Centro storico di Torino, mentre Vanchiglia fu circoscritta verso tutta parte a nord-est di Corso San Maurizio, un prestigioso viale da poco aperto e alberato da Vittorio Emanuele I nel 1818, e dedicato al santo del III secolo protettore della casata.
Il borgo Vanchiglia si sviluppò quindi verso le rive dei fiumi Po e Dora maggiormente tra il XVIII e il IX secolo, costituito soprattutto da casette fatiscenti, su terreni paludosi e viottoli melmosi, in cui l’acqua del fiume filtrava senza posa, tanto da venir denominata la Contrada del moschino (moscerino), ma ancheContrada dle pules (Contrada delle pulci), e cioè l'attuale zona di via Bava e via Napione. Nelle misere casette vi abitavano, in un'atmosfera maleodorante e insalubre, soprattutto pescatori, lavandai, barcaioli, artigiani e contadini. Fu solo nel 1872 che il sindaco Felice Rignon dispose l’abbattimento di tutto il Borgo, fortemente preoccupato della grave precarietà igienica (vi era stata da poco un'epidemia di colera).
Il piano urbanistico di rivalutazione di tutto il Borgo era comunque in atto già da circa dieci anni, con l'Unità d'Italia e l'incipiente prestigio della città sabauda. Nel 1862-1866 sorse infatti la bella chiesa di Santa Giulia, opera neogotica di Giovanni Battista Ferrante e voluta dalla marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo. Il Borgo proseguì quindi nella forma odierna in seguito all'imponente ristrutturazione urbanistica che ha avuto luogo a cavallo della rivoluzione industriale in Piemonte alla metà del XIX secolo. Ma la tardiva urbanizzazione di una zona così vicina al centro città non deve stupire, perché rimaneva sempre una zona paludosa ed insalubre. Altro elemento che ha ritardato la piena urbanizzazione è il fatto che fosse considerata una zona estremamente fertile, tanto che ancora nel 1852 il cronista Davide Bertolotti la descriveva in questi termini:
« ...i prati maggiormente produttivi di Torino sono quelli che trovansi nella regione così detta di Vanchiglia: imperroché colà si scaricano le acque che trasportano l’immondizia della città, le quali mentre fecondano mirabilmente quelle terre, diffondono all’intorno effluvj nocivi all’umana salute. E nella regione di Vanchiglia appunto manifestaronsi i primi casi di colera allorché questo micidiale morbo invase la nostra città, dove però, Dio mercé, poco si diffuse e in breve spazio si spense... »
Nella prima metà del XX secolo, a causa dei numerosi opifici e stabilimenti presenti, all'epoca, nell'area, si guadagnò il nome di Borgh dël Fum (Borgo del Fumo).

L'origine del nome è molto incerta; la tradizione popolare vuole che si tratti della contrazione dell'antico termine popolare vengh che potrebbe significare fango, oppure giunco, giustificata dall'umidità della zona e dagli arbusti dei salici sulle sponde dei due fiumi. Abbiamo documenti più certi del XVII secolo [3]. ai vinchi, per i quali si intendeva Vinchilia (o Vinchillia) la zona dei vinchi, intesi appunto come giunchi o arbusti, dal latino vallis iuncea, valle dei giunchi, appunto. Tuttavia, potrebbe originare sempre dal latino vallis aquilia [4], variante medievale di vallis aculia, e cioè appuntita per indicare l'area a forma di punta tra le confluenze dei due fiumi, e questo sempre in coerenza con alcuni nomi geografici extra moenia dati dagli antichi Romani (es. Valdocco).

Rispetto ad altri quartieri di Torino, Borgo Vanchiglia ha conservato per decenni una forte caratterizzazione di quartiere popolare, ben definibile sia socialmente che politicamente.
È indicativo il fatto che sia l'unico quartiere di Torino che preveda un termine (Vanchigliese) utilizzato sia per indicare i suoi abitanti, sia -come aggettivo- per indicare qualunque elemento sia originario della zona.
Recentemente la favorevole posizione centrale, e la vicinanza alla sede dell'Università di Torino ha portato ad una graduale trasformazione in quartiere residenziale.
Negli ultimi anni, Borgo Vanchiglia si è affermato come uno dei poli propulsivi della creatività torinese. Alle botteghe artigiane ancora presenti si sono affiancate realtà artistico-culturali di diverso ambito: architettura, design, scultura, pittura, teatro, musica, cinema, video, fotografia, letteratura, grafica, illustrazione, comunicazione, suono, multimedia...

  • La Fetta di Polenta, situata in corso San Maurizio all'angolo con via Giulia di Barolo, è uno dei palazzi più bizzarri dell'architettura torinese. È alta 27 metri, lunga 27 metri su via Giulia Di Barolo, larga 5 metri su corso San Maurizio ed appena 0,70 metri sul terzo lato. La tradizione dice che fu progettata nel 1840 da Alessandro Antonelli per scommessa. Il curioso nome deriva dalla forma del palazzo, che effettivamente può ricordare una "fetta", tanto più che esso è dipinto dal tradizionale color ocra.
  • Il Palazzo Birago di Vische, in Via Vanchiglia 6, è sede, dal 1993, dell'Associassion Piemontèisa, ente che studia e promuove le tradizioni e la storia del Piemonte. Da 55 anni è presieduta dal "Gianduja" Andrea Flamini.
  • In largo Montebello, che è perfettamente tonda, al numero 38, è situata la casa dove la tradizione vuole abitasse Eugenia Barruero, vale a dire colei che ispirò la figura della Maestrina dalla penna rossa del Libro Cuore.
  • La piazza principale di Vanchiglia è piazza Santa Giulia, sede di un noto mercato e della chiesa parrocchiale (dalla quale prende il nome): la chiesa di santa Giulia, che fu fatta costruire dalla filantropa Giulia di Barolo alla metà del XIX secolo.
  • Uno dei più celebri vanchigliesi è certamente Fred Buscaglione, la cui abitazione era nella popolare Via Bava al numero 26 bis.
  • Il Teatro della Caduta[5], inaugurato nel 2003 in via Michele Buniva 23, con i suoi 45 posti è il più piccolo teatro in attività a Torino e fra i più piccoli in Europa.
  • In via Artisti operano dal 2007 due società di produzione cinetelevisive, la Baby Doc Film[6] e la iK Produzioni[7], che stanno dando vita al movimento cinematografico de I Vanchigliesi. Le opere Non lavorare stanca, documentario della BabyDoc e Lettere dal manicomio, cortometraggio della iK', hanno vinto nelle rispettive categorie la XII° Edizione del Valsusa Filmfest.
  • Nel 2004 nasce in Vanchiglia "Design Gang",[8], studio di progettazione che si occupa di prodotto, comunicazione, allestimento d'interni, didattica e ricerca, composto da persone provenienti da ogni angolo d'Italia, e che grazie alla loro capacità di unire le idee contribuisce a rendere Torino una realtà sempre più effervescente sotto il punto di vista delle iniziative di giovani creativi; la sede storica è situata in ViaMichele Buniva 10.
  • Nel 2009 ha preso forma LOV / Vanchiglia Open Lab[12]network in progress, spontaneo e indipendente, che raccoglie studi, laboratori, attività, di Borgo Vanchiglia, che operano nei settori dell’arte, della cultura e della creatività.






mercoledì 20 febbraio 2013

Che cos'è il Torino Tour Gallery?

Torino Tour Gallery è un’iniziativa il cui proposito oscilla fra il ruolo assunto dall’arte e quello rivestito dallo spettatore nei giorni nostri.

La Galleria Moitre è orgogliosa di presentare un progetto che saprà sapientemente rispondere alla domanda “che cos’è l’arte?”, accompagnando gli spettatori fra le vie di alcuni quartieri di Torino, in cui l’arte è diventata col tempo parte della vita di ogni giorno.

Un’opera d’arte non avrebbe nulla da comunicare, se dinnanzi ad essa non vi fosse qualcuno a contemplarla. Il proposito del Torino Tour Gallery consiste nella volontà di condurre il pubblico a contatto diretto con le creazioni artistiche, offrendo ai partecipanti alcune nozioni su ciò che vedranno, in modo da rendere maggiormente comprensibile il panorama artistico che ci circonda.

Le tappe previste saranno gallerie d’arte, studi d’artista, monumenti,… e ogni giro terminerà con una degustazione o un aperitivo.

Torino Tour Gallery è un’iniziativa rivolta a tutti: a chi è semplicemente curioso, a chi ama l’arte e a chi è intenzionato a scoprire fino in fondo cosa rappresentava in passato e cosa rappresenta oggi l’espressione artistica per l’uomo.

Una maniera diversa di guardare lo scenario artistico, offrendo al pubblico una visione poetica e allo stesso tempo ludica, in modo tale da non scordarci mai che l’arte è sempre parte della nostra vita e del nostro tempo.

Work in progress...






Cominciate a segnarvi i dettagli...